17 aprile 2012

Chiesa rupestre di San Pietro

Chiesa rupestre di San Pietro 
   La chiesa di San Pietro, ubicata sulle basse pendici occidentali del colle di San Matteo, al N. civico della via omonima, è una delle prime chiese cristiane scavate nella dura roccia di calcare ed ampliata, fuori della grotta scavata nel XVII sec. L'edificio, attualmente in uno stato di conservazione assai precario, è ad unica navata e a tre campate; della preesistente chiesa rupestre restano due ambienti poi inglobati all'interno dell'edificio successivo: uno, il più importante, mantiene lo stesso orientamento (verso Ovest) della chiesa. Dall'opera del Carioti, (Notizie storiche della città di Scicli, pagg. 427-428), che costituisce la principale fonte documentaria, si apprende che " ... è antichissima prima assai da che scese su'l piano la città. Era sino al secolo 600 in quella grotta che restò dietro l'altare maggiore, da che si ampliò. Ivi vi furono altri due altari, de' quali ancora ne appariscono le vetuste sacre immagini colorite su le pareti della rocca, una de' quali rappresenta Gesù Cristo alla colonna..." . In effetti, dietro l'altare maggiore è presente un ambiente ipogeico, unica persistenza del corpo centrale della originaria chiesa rupestre, purtroppo anch'esso in stato di abbandono, dopo essere stato utilizzato come rifugio antiaereo durante l'ultimo conflitto mondiale. All'unico ambiente ricavato nella roccia, si accede attraverso due strette aperture disposte simmetricamente ai lati dell'altare maggiore, nella parete di fondo della navata; l'ingresso a sinistra dell'altare ha un piedritto che si appoggia direttamente alla parete rocciosa. Questo vano, a pianta tendenzialmente rettangolare,che raggiunge l'altezza massima di m.2,57 in corrispondenza della parete in muratura retrostante l'altare, mostra un tratto del pavimento originario mentre il soffitto, piatto, presenta un anello reggilampade.Presso l'angolo sudorientale dell'ambiente, un accumulo di pietrame di grossa pezzatura ostruisce un'ampia cavità irregolare, forse il tentativo di ricavare un'alta nicchia o un altro vano; l'apertura di una profonda faglia nella parete di fondo potrebbe spiegare l'improvvisa interruzione dell'operazione di scavo. Ancora leggibili appaiono le due nicchie in corrispondenza dei due altari, esse hanno sagoma rettangolare e pianta trapezoidale, sono poco profonde ed entrambe recano tracce di affreschi attualmente ricoperti da incrostazioni calcaree. La nicchia settentrionale,che ha una luce di m. 1,59, appare devastata ai margini destro e sinistro, laddove la presenza di due brevi riseghe sul piano di imposta indicherebbe una manipolazione successiva della nicchia volta ad un suo ampliamento. Nel pannello di fondo, nonostante le incrostazioni calcaree è possibile scorgere una mensa imbandita che presenta da destra una pisside cilindrica dalla superficie rosata, un calice color avorio con l'orlo estroflesso e, poco più in alto, un pane di color giallo scuro con partizioni brune; contigua a questo è visibile una mano sinistra con l'indice e l'anulare dalla forma insolitamente allungata e decisamente sovradimensionata rispetto agli oggetti vicini posti sulla tavola.; il lembo della tovaglia che scende da questa appare decorato con una sequenza di partizioni rettangolari, immediatamente al di sotto si scorgono, forse , le gambe del personaggio e, poco più in basso, una fascia dipinta recante una iscrizione di cui restano leggibili solo poche lettere. In alto, invece si intravedono le tracce di un panneggio rosso senza ulteriori particolari leggibili. Appare davvero inusuale, date le notevoli dimensioni, la pochezza del numero degli elementi figurati riconoscibili e la presenza di pochi personaggi , vi si potrebbe riconoscere una versione "abbreviata" dell' Istituzione dell'Eucarestia. 

Nessun commento:

Posta un commento